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Ville Venete a Mogliano
Scopri l’Architettura Civile di Rilevanza Storica
Le ville venete rappresentano un affascinante capitolo dell’architettura della regione del Veneto. A partire dalla metà del Cinquecento, l’interesse dei Veneziani si è esteso anche alla terraferma, e la campagna di Mogliano non è stata da meno, con la creazione di splendide ville venete che ancor oggi raccontano la grandezza di quel periodo.
Sulle sponde del Terraglio, in particolare, si possono ammirare numerosi esempi di queste ville che uniscono arte, storia e bellezza paesaggistica:
- Villa Buratti (XVIII sec.): Un gioiello architettonico che testimonia l’eleganza dell’epoca.
- Villa Bianchi-De Kunkler (XVII sec.): Un’espressione raffinata dell’architettura veneta dell’epoca.
- Villa Stucky (XIX sec.): Caratterizzata da uno stile centro-europeo, un esempio di influenze culturali.
- Villa Giustiniani-Palma (XVI-XVIII sec.): Un mix di periodi storici che racconta la continuità della villa nel tempo.
- Villa Pisani-Veronese Maccatrozzo: Un’opera d’arte architettonica incastonata nella natura.
- Villa Zenoni-Politeo: Un simbolo di eleganza e bellezza in armonia con il paesaggio.
- Villa Trevisanato: Un esempio di come l’architettura possa fondersi con la natura circostante.
- Villa Zanga (XVII sec.): Una dimora storica che porta con sé le tracce del passato.
- Villa Antonini (XVIII sec.): Un esempio di raffinatezza architettonica del XVIII secolo.
- Parco dell’ex Villa Longobardi: Un’oasi di verde che racchiude storia e tranquillità.
- Villa Braida: Un’esperienza visiva e culturale nel cuore delle ville venete.
Storia e Architettura di Villa Gavioli
Villa Gavioli, situata in fondo a via Morandi, è un tesoro storico che narra le sfumature dell’architettura locale. Il parco della villa si estendeva fino all’attuale via Zermanesa, e la via Morandi fungeva da viale di ingresso.
La villa si compone di un corpo centrale a due piani e sottotetto, arricchito da un frontone. Due barchesse ai lati, con affreschi decorativi nei porticati, si affacciano verso la villa. Fra queste barchesse si trova l’oratorio dedicato a Sant’Antonio di Padova. Il rustico con porticato ad archi ribassati completa il quadro.
Interessante è anche la facciata posteriore su via Vanzo, con camini a catino, balconcino al primo piano e la cappellina. Questa parte rivela un possibile accesso al fiume Zero, che un tempo scorreva nelle vicinanze della villa.
Costruita nel Settecento, la villa è passata attraverso diverse proprietà nel corso del tempo, tra cui Antonio Filiasi, Francesco Epis, Donadoni, Marchiori, Rosada e Augusto Chiarle. Attualmente, è di proprietà dei Gavioli-Savio, portando con sé la storia di quest’area.
Villa Marchesi
Adiacente alla precedente, la casa padronale è un edificio piuttosto semplice, a tre piani, con un largo poggiolo marmoreo al secondo. Ai lati, ma più arretrate, si dispongono simmetricamente due barchesse a un piano e sottotetto, prolungate da un’ala perpendicolare ciascuna; l’insieme assume così una pianta a “U”.
Il parco anteriore presenta un complesso di aiuole rialzate che formano una mezza margherita. Di fronte sta l’ingresso originale, oggi inutilizzato, costituito da una cancellata disposta a rotonda. L’attuale ingresso, in posizione più marginale, si trova dove un tempo sorgeva un piccolo oratorio intitolato a San Giuseppe.
La villa è attestata sin dalla fine del XVI secolo come proprietà dei Venier, i quali la tennero sino al Settecento.
Passò quindi agli Scarello, al mercante Giovanni Heinzelman, quindi ai Pigazzi e ai Marchesi.
Durante l’assedio di Venezia ospitò un ospedale militare austriaco. Nella prima guerra mondiale vi si insediò il comando dei volontari cecoslovacchi che erano accorsi al fianco dell’Italia.
Abbazia di Santa Maria Assunta
Il fronte ovest dell’abbazia benedettina, addossata alla chiesa!
L’abbazia fu fondata nel 997 su desiderio dell’allora vescovo di Treviso Rozone, il quale voleva recuperare il territorio di Moliane, devastato dalle invasioni degli Ungari del X secolo e poi abbandonato. Il monastero ospitò inizialmente i benedettini, i quali si dedicarono alla bonifica e al ripopolamento della zona sino al 1075, anno in cui vi si insediarono le benedettine.
Nel medioevo l’abbazia subì saccheggi e distruzioni da parte dei numerosi eserciti che transitavano per il paese, finché, nel 1413, le monache si trasferirono entro le più sicura mura di Treviso, nel convento di
San Teonisto. Benché mantenessero il possesso della parrocchia, l’abbazia di Mogliano fu abbandonata e cadde progressivamente in rovina. Con l’arrivo di Napoleone anche il monastero di San Teonisto fu soppresso.
Del vasto e ricco complesso oggi resta ben poco. Solo nel 1889, infatti, quel che ne rimaneva (adibito nel frattempo ad osteria) veniva salvato dal letterato Guglielmo Berchet che si adoperò perché fosse dichiarato “opera monumentale”. Sopravvive parte del chiostro, del 1184, con il porticato e l’annessa costruzione, attualmente sede di un centro parrocchiale.
Di recente il Ministero dei Beni Culturali ha stanziato i fondi necessari ad un profondo restauro del monastero e della chiesa, volto soprattutto a recuperare gli elementi più antichi, spesso nascosti da interventi recenti e dall’incuria. Tra i progetti correlati, ci sarebbe anche l’istituzionedi un museo e la ricerca della cripta con le spoglie dell’abate Vitale e del vescovo Rozone.
Più tarde dell’abbazia sono le due costruzioni poste su ciò che resta del brolo, ovvero degli orti e dei frutteti annessi al monastero prima e alla parrocchia poi. Essi rappresentano oggi il centro espositivo, appunto, del Brolo costituito da uno spazio espositivo, l’Urban Center, destinato alla memoria della città, e da una seconda area sede di importanti mostre periodiche.
La chiesa di Santa Maria Assunta
Il più pregevole esempio di architettura è la chiesa arcipretale di Santa Maria Assunta con l’annessa abbazia. Sorge presso il centro, nel luogo dove già prima del 1000 si ergeva una pieve con fonte battesimale.
L’attuale edificio, costruito cento anni più tardi, risente delle profonde ristrutturazioni avvenute nel corso dei secoli, dalla fine del XVI secolo sino agli inizi del Novecento.
Gli interni risalgono per lo più alla fine del XVIII e all’inizio del XIX secolo; la facciata fu rifatta all’inizio del Novecento, mentre il campanile è uno dei pochi punti dell’edificio a non aver subito modifiche tanto profonde.
All’interno, da ricordare le pale di Antonio Buratti, Giuseppe Boldini e Gian Carlo Bevilacqua e gli affreschi trecenteschi della sacrestia, rinvenuti solo nel 1992 e testimonianza del suo passato medievale.
Dietro uno degli altari è sepolto il corpo di santa Matronilla. Interessante l’organo della ditta Tamburini di Crema (1913) a trasmissione pneumatica.
Villa Michieli
Situata in via Selve, è articolata in tre volumi: il corpo padronale, rialzato al centro di un piano, e due ali più basse. Nel complesso, gli esterni conservano ancora i caratteri originali, nonostante la villa sia stata divisa in più proprietà.
È andato perduto invece il portico che si estendeva sul lato meridionale.
Si ritiene che sia stata edificata nel Settecento dai Michieli, proprietari delle campagne limitrofe (oggi urbanizzate), tra i quali si distinse lo storico locale Adriano Augusto Michieli. Passò quindi ai Bevilacqua